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Bullismo e delinquenza giovanile
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Bullismo e delinquenza giovanile
Psicologia - Bullismo e delinquenza giovanile
Il tema del Bullismo e della delinquenza giovanile oggi è quanto mai attuale.
I fatti di cronaca sempre più numerosi ed inquietanti inducono a un confronto e a riflessioni.
Ma come è mai possibile che i nostri giovani, quelli che sono stati cresciuti con grande attenzione, quelli a cui i genitori hanno cercato di non far mancare nulla accontentandone tutti i desideri, hanno tali comportamenti anomali che sfuggono a qualsiasi tipo di immaginazione?
Si parla sempre più di bullismo nelle scuole.
Ma gli episodi di violenza e prevaricazione scolastica non sono altro che il riflesso di atteggiamenti presenti in ogni ambito della vita dei ragazzi, che spesso sfociano in veri atti delinquenziali quando la sera escono con il reale proposito, secondo loro di divertirsi, ma soprattutto di far esplodere quelle energie che non riescono a canalizzare in modo differente.
Magari non sanno neanche che esistono altri modi per divertirsi.
Li vedevo ieri sera in un programma per televisione a loro dedicato.
Parlavano dei modi in cui si divertivano.
E si divertono solo assumendo atteggiamenti sempre più trasgressivi. Ma dato che oggi la trasgressione è la regola, i comportamenti da adottare per uscire fuori da contesti usuali sono i comportamenti propri della devianza.
Una pena.
Una pena perché non sanno che tali manifestazioni violente derivano spesso da stati di malessere interiore. E a parte i casi di sofferenze psicofisiche maggiori, sono una risposta a un grave disagio interiore, spesso inconsapevole, che non viene riconosciuto, ma che determina un aumento della tensione interna che, come scarica dell’impulso, si riversa sugli altri.
Stamattina ho visto una ragazza. Cresciuta dalla famiglia come una principessa, a cui non è mai stato negato nulla: affetto, attenzioni e benessere generale.
Si è fidanzata con un delinquente. Uno che la faceva tornare a casa con gli occhi gonfi e con i lividi sulle gambe e sulle braccia. Che si faceva di cocaina e la portava con sé la sera nei giri di malaffare. A nulla sono valse le lacrime e le implorazioni della madre e la famiglia tutta.
Fin quando non è andata a finire all’ospedale con le costole e una gamba rotta, ché l’ha gettata dalle scale.
La principessa.
Perché la principessa si è innamorata del delinquente? Perché c’è questa attrazione verso il basso, il losco, il malaffare?
Questi ragazzi hanno tutto ma non parlano di sé. Tendono a chiudersi in un proprio mondo. Non è stato insegnato loro a conoscere, gestire e comunicare le proprie emozioni.
Sono convinti che il mondo finisca sulle cose da comprare o da fare, e coloro che cercano degli ideali lo fanno ricercando comportamenti estremi e violenti.
Nelle famiglie spesso la comunicazione è spesso incentrata sulle cose. Sul cosa comprare o cosa si debba fare e non sugli stati d’animo, sul quel che si avverte. Non è stato insegnato loro ad esprimere le proprie emozioni e il disagio relativo ai vari ambiti della propria esistenza, e quindi a incanalare la propria rabbia e la propria aggressività.
Magari neanche gli stessi genitori lo fanno.
Invasi da un malessere a cui non sanno dare un nome, e pressati da bisogni sempre nuovi imposti da media, scaricano sugli altri le proprie frustrazioni con i comportamenti violenti e aggressivi.
L’apprendimento a riconoscere le proprie emozioni, i sentimenti e i propri desideri nel momento in cui si presentano, reagire con autocontrollo, fare in modo che le reazioni siano appropriate alla situazione e indirizzarle al raggiungimento dei propri propositi,è uno degli obiettivi necessari per risanare quella gioventù che va alla deriva. E dovrebbe interessare tutti, non solo i ragazzi ma anche gli adulti.
Così come riconoscere anche le emozioni e gli stati d'animo degli altri e sviluppare la capacità empatica, quella che consente di immedesimarsi nei loro problemi.
Questo potrebbe essere un buon inizio per un relazionarsi positivo con l’ambiente esterno, gestendone al meglio ed in maniera costruttiva i possibili conflitti e migliorare quindi la qualità della propria vita in tutti i campi: nei rapporti affettivi, negli ambiti scolastici, nelle collaborazioni lavorative.
E nella società intera.
Dott. A. Paliotti
Vedi ancheIl tema del Bullismo e della delinquenza giovanile oggi è quanto mai attuale.
I fatti di cronaca sempre più numerosi ed inquietanti inducono a un confronto e a riflessioni.
Ma come è mai possibile che i nostri giovani, quelli che sono stati cresciuti con grande attenzione, quelli a cui i genitori hanno cercato di non far mancare nulla accontentandone tutti i desideri, hanno tali comportamenti anomali che sfuggono a qualsiasi tipo di immaginazione?
Si parla sempre più di bullismo nelle scuole.
Ma gli episodi di violenza e prevaricazione scolastica non sono altro che il riflesso di atteggiamenti presenti in ogni ambito della vita dei ragazzi, che spesso sfociano in veri atti delinquenziali quando la sera escono con il reale proposito, secondo loro di divertirsi, ma soprattutto di far esplodere quelle energie che non riescono a canalizzare in modo differente.
Magari non sanno neanche che esistono altri modi per divertirsi.
Li vedevo ieri sera in un programma per televisione a loro dedicato.
Parlavano dei modi in cui si divertivano.
E si divertono solo assumendo atteggiamenti sempre più trasgressivi. Ma dato che oggi la trasgressione è la regola, i comportamenti da adottare per uscire fuori da contesti usuali sono i comportamenti propri della devianza.
Una pena.
Una pena perché non sanno che tali manifestazioni violente derivano spesso da stati di malessere interiore. E a parte i casi di sofferenze psicofisiche maggiori, sono una risposta a un grave disagio interiore, spesso inconsapevole, che non viene riconosciuto, ma che determina un aumento della tensione interna che, come scarica dell’impulso, si riversa sugli altri.
Stamattina ho visto una ragazza. Cresciuta dalla famiglia come una principessa, a cui non è mai stato negato nulla: affetto, attenzioni e benessere generale.
Si è fidanzata con un delinquente. Uno che la faceva tornare a casa con gli occhi gonfi e con i lividi sulle gambe e sulle braccia. Che si faceva di cocaina e la portava con sé la sera nei giri di malaffare. A nulla sono valse le lacrime e le implorazioni della madre e la famiglia tutta.
Fin quando non è andata a finire all’ospedale con le costole e una gamba rotta, ché l’ha gettata dalle scale.
La principessa.
Perché la principessa si è innamorata del delinquente? Perché c’è questa attrazione verso il basso, il losco, il malaffare?
Questi ragazzi hanno tutto ma non parlano di sé. Tendono a chiudersi in un proprio mondo. Non è stato insegnato loro a conoscere, gestire e comunicare le proprie emozioni.
Sono convinti che il mondo finisca sulle cose da comprare o da fare, e coloro che cercano degli ideali lo fanno ricercando comportamenti estremi e violenti.
Nelle famiglie spesso la comunicazione è spesso incentrata sulle cose. Sul cosa comprare o cosa si debba fare e non sugli stati d’animo, sul quel che si avverte. Non è stato insegnato loro ad esprimere le proprie emozioni e il disagio relativo ai vari ambiti della propria esistenza, e quindi a incanalare la propria rabbia e la propria aggressività.
Magari neanche gli stessi genitori lo fanno.
Invasi da un malessere a cui non sanno dare un nome, e pressati da bisogni sempre nuovi imposti da media, scaricano sugli altri le proprie frustrazioni con i comportamenti violenti e aggressivi.
L’apprendimento a riconoscere le proprie emozioni, i sentimenti e i propri desideri nel momento in cui si presentano, reagire con autocontrollo, fare in modo che le reazioni siano appropriate alla situazione e indirizzarle al raggiungimento dei propri propositi,è uno degli obiettivi necessari per risanare quella gioventù che va alla deriva. E dovrebbe interessare tutti, non solo i ragazzi ma anche gli adulti.
Così come riconoscere anche le emozioni e gli stati d'animo degli altri e sviluppare la capacità empatica, quella che consente di immedesimarsi nei loro problemi.
Questo potrebbe essere un buon inizio per un relazionarsi positivo con l’ambiente esterno, gestendone al meglio ed in maniera costruttiva i possibili conflitti e migliorare quindi la qualità della propria vita in tutti i campi: nei rapporti affettivi, negli ambiti scolastici, nelle collaborazioni lavorative.
E nella società intera.
Dott. A. Paliotti
Lo psicologo incontra i ragazzi della Scuola Media sul tema del Bullismo
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Articoli di psicologia
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Ultima modifica di Tina il Ven 12 Giu 2009, 14:08 - modificato 1 volta.
Disagio giovanile
Salve
una notizia Ansa ci informa che uno studio effettuato dall'associazione matrimonialisti italiani (Ami) attribuisce la crescita del disagio giovanile all'aumento delle separazioni (cresciute del 57,3% in 10 anni) e dei divorzi (aumentati del 74%) e di conseguenza, al fatto che la maggior parte dei bambini di separati e divorziati (80,7%) vive con un solo genitore.
"I delitti commessi dai minori in Italia dal 1992 non solo sono aumentati in termini quantitativi - spiega il presidente dell'Ami, l'avvocato Gian Ettore Gassani - ma hanno subito una trasformazione qualitativa: il terreno fertile della criminalità minorile è senz'altro il bullismo imperante contro il quale non sono state adottate misure adeguate, complice anche la latitanza di molte famiglie, assolutamente disimpegnate rispetto al processo educativo dei figli od addirittura complici delle loro gesta".
Questo studio avrà le sue fondamenta, ma a mio avviso il problema è esteso anche alle famiglie di tipo tradizionale, dove i ragazzi vivono con entrambi i genitori.
E poi non concordo molto con il concetto dei genitori disimpegnati e complici.
I genitori, prescindendo da alcune situazione di disagio profondo, sono essi stessi vittime dell'attuale sistema sociale che non offre più dei punti stabili di riferimento.
I valori attuali sono quelli proposti dai media, fondati sull’apparire e il possesso di cose, che non possono compensare delle profonde insoddisfazioni di base.
E i genitori per prima ne sono vittime. Non sanno più cosa insegnare ai loro figli, spesso pretendono – profitto scolastico, orari rispettati, amicizie in un certo modo – come se il ragazzo avesse dovuto, quasi per magia, inventarsi una morale da solo.
Perché nelle case non si parla, o peggio, si ha paura di parlare con i ragazzi, e tanto meno si ascolta.
Quei ragazzi che da piccoli costituiscono l’esclusivo depositario dell’affetto dei genitori - data la crisi della coppia e delle unioni stabili - l’unico affetto che, si è certi, possa durare per sempre.
Ma amare vuol dire soprattutto educare e non soddisfare le richieste del piccolo che vive secondo il principio del piacere e non è assolutamente in grado di poter valutare cosa sia giusto per sé.
Ma spesso i genitori, che vivono la necessità dell’affetto del figlio, confondono il significato dell’amore e, in un reiterare di errori su errori, lo accontentano quanto più possono.
E tutto scorre più o meno tranquillamente fin quando i ragazzi non diventano adolescenti e, esasperando le richieste e i comportamenti, generano l’esplosione del malessere.
Quel malessere che prende origine nelle proprie case, si manifesta nelle scuole, ma che è la proiezione di un malessere sociale che vede coinvolti tutti: giovani, genitori, insegnanti e istituzioni.
Riflettiamo...
A. Paliotti
una notizia Ansa ci informa che uno studio effettuato dall'associazione matrimonialisti italiani (Ami) attribuisce la crescita del disagio giovanile all'aumento delle separazioni (cresciute del 57,3% in 10 anni) e dei divorzi (aumentati del 74%) e di conseguenza, al fatto che la maggior parte dei bambini di separati e divorziati (80,7%) vive con un solo genitore.
"I delitti commessi dai minori in Italia dal 1992 non solo sono aumentati in termini quantitativi - spiega il presidente dell'Ami, l'avvocato Gian Ettore Gassani - ma hanno subito una trasformazione qualitativa: il terreno fertile della criminalità minorile è senz'altro il bullismo imperante contro il quale non sono state adottate misure adeguate, complice anche la latitanza di molte famiglie, assolutamente disimpegnate rispetto al processo educativo dei figli od addirittura complici delle loro gesta".
Questo studio avrà le sue fondamenta, ma a mio avviso il problema è esteso anche alle famiglie di tipo tradizionale, dove i ragazzi vivono con entrambi i genitori.
E poi non concordo molto con il concetto dei genitori disimpegnati e complici.
I genitori, prescindendo da alcune situazione di disagio profondo, sono essi stessi vittime dell'attuale sistema sociale che non offre più dei punti stabili di riferimento.
I valori attuali sono quelli proposti dai media, fondati sull’apparire e il possesso di cose, che non possono compensare delle profonde insoddisfazioni di base.
E i genitori per prima ne sono vittime. Non sanno più cosa insegnare ai loro figli, spesso pretendono – profitto scolastico, orari rispettati, amicizie in un certo modo – come se il ragazzo avesse dovuto, quasi per magia, inventarsi una morale da solo.
Perché nelle case non si parla, o peggio, si ha paura di parlare con i ragazzi, e tanto meno si ascolta.
Quei ragazzi che da piccoli costituiscono l’esclusivo depositario dell’affetto dei genitori - data la crisi della coppia e delle unioni stabili - l’unico affetto che, si è certi, possa durare per sempre.
Ma amare vuol dire soprattutto educare e non soddisfare le richieste del piccolo che vive secondo il principio del piacere e non è assolutamente in grado di poter valutare cosa sia giusto per sé.
Ma spesso i genitori, che vivono la necessità dell’affetto del figlio, confondono il significato dell’amore e, in un reiterare di errori su errori, lo accontentano quanto più possono.
E tutto scorre più o meno tranquillamente fin quando i ragazzi non diventano adolescenti e, esasperando le richieste e i comportamenti, generano l’esplosione del malessere.
Quel malessere che prende origine nelle proprie case, si manifesta nelle scuole, ma che è la proiezione di un malessere sociale che vede coinvolti tutti: giovani, genitori, insegnanti e istituzioni.
Riflettiamo...
A. Paliotti
Re: Bullismo e delinquenza giovanile
Il Bullismo e' una forma di disagio sociale ad ampio spettro e che e' da attribuire non solo alla famiglia ed alla societa', ma anche all'uso di Internet che incita all'emulazione di comportamenti disdicevoli, purtroppo.
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