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Aspetti psicologici e relazionali dopo un incidente o una grave malattia

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Messaggio Da Dott. A. Paliotti Dom 28 Feb 2010, 15:31


I traumi non sono solo infantili. Esistono traumi che avvengono anche in età adulta, quando ci si trova coinvolti in un incidente, in una grave malattia, in una calamità naturale, o in un qualsiasi altro evento che altera il normale corso della propria esistenza e/o ne invalida la vita.

Le reazioni di una persona che ha vissuto uno shock psicofisico ed emotivo, sono purtroppo spesso incomprensibili a coloro che sono loro accanto, ignari spesse volte, che il loro atteggiamento può essere determinante al recupero globale della persona colpita.

Un atteggiamento di supporto può contribuire a creare un ambiente di accoglienza e contenimento del problema, con il risultato di contribuire ad ottenere un netto miglioramento o la risoluzione delle problematiche.

Nell'elaborazione di un trauma, e nell'accettazione a volte di conseguenze disastrose, si attraversano varie fasi ed è importante conoscerle, e quindi riconoscerle, per poter comprendere, e quindi sostenere al meglio, sia la persona danneggiata che coloro che le sono accanto.

Coloro che sono stati vittime di un incidente, riportandone menomazioni anche gravi, non sempre realizzano immediatamente la drammaticità dell'evento.
Per i primi tempi le cure ospedaliere, l'attenzione costante dei propri cari e la constatazione di essere comunque sopravvissuti ad un evento drammatico, inducono comunque ad allontanare dalla coscienza la lucida constatazione del danno subito.

E' una fase delicata, una fase che segna un passaggio tra un prima e un dopo, tra il corso ordinario dell'esistenza precedente, e un presente in continua evoluzione, accompagnato dalle cure e dalla speranza di una possibilità di ripresa in un futuro ancora incerto da definire.

In seguito a incidente o una grave malattia avviene naturalmente una specie di regressione emotiva. Uno stato psichico in cui ci si “fida” e ci si “affida” con fiducia alla cura del medico, e all'affetto dei propri cari.

In questa fase il paziente necessita di un sostegno adeguato fatto dell'ascolto e del contenimento degli stati emotivi, e in particolare di una costante condivisione e reinterpretazione degli eventi, sia nelle dinamiche che hanno strutturato il trauma, sia negli aspetti inerenti il quotidiano.

Solo in un secondo momento, e pian piano, il paziente realizzerà la drammaticità dell'evento e, nel caso di gravi danni, di come la vita possa cambiare in relazione ad essi.

Fasi depressive possono alternarsi a stati in cui vengono manifestati elevati livelli di agitazione e irascibilità, è possibile che si instaurino e persistano disturbi del sonno, che risulterà agitato e spesso caratterizzato da incubi, e un costante stato di tensione psicofisica.
E' il momento in cui la realtà prevale solo a tratti, mentre la mente va di continuo a rivedere gli avvenimenti legati al prima, al durante e al dopo l'evento scatenante.

La persona si mostra poco lucida, presta attenzione a dei dettagli tralasciandone altri oggettivamente importanti, avverte un distacco dalla realtà e dall'ordinario scorrere delle cose di tutti i giorni.

Con il tempo tali percezioni si attutiscono ma è importante che coloro che gli sono accanto comprendano e abbiano la necessaria pazienza di aspettare la fine della fase critica. Non sarà facile ma non impossibile.

Non è facile perché un grave evento traumatico occorso a una determinata persona, coinvolge in ogni caso tutti i componenti familiari, modificandone ed alterandone gli equilibri preesistenti e minandone il senso di stabilità e sicurezza.
Ma proprio per questo motivo occorre che la famiglia si “riprenda” insieme dall'evento, condividendo i significati sull'accaduto e restando uniti nell'affrontare le varie problematiche che man mano si presentano.

In alcuni casi il ritorno a casa può costituire un vero momento di crisi.
Privi del sostegno ospedaliero, e della presenza per lo più costante di amici e parenti, che sempre accorrono al verificarsi di un evento di particolare gravità, ma che poi, inevitabilmente, ritornano ai loro impegni quotidiani, ci si ritrova da soli, in famiglia, a ricercare un nuovi equilibri organizzativi e relazionali, e ad affrontare nello stesso tempo problematiche pratiche inerenti la vita di tutti i giorni, e problematiche emotive che spesso rimbalzano dal malato a coloro che gli sono accanto.

Per non parlare poi del senso di inadeguatezza che compare quando ci si scontra con l'assenza delle istituzioni e di adeguati servizi.

Un servizio giornalistico, di recente trasmesso in televisione, mostrava l'allucinante situazione di una famiglia che, in assenza di un adeguato sostegno istituzionale e di servizi idonei, non riusciva più a sostenere il carico, fisico ed emotivo, di una persona, lucida mentalmente, ma resa spastica e paraplegica in seguito ad un incidente.

Una situazione in cui avevano ragione tutti, ma dove purtroppo emergeva l'assenza del sostegno di più familiari e soprattutto delle istituzioni.
Perché una persona con tali gravi problemi necessita di terapie in strutture adeguate.

(continua)

Dott.ssa Assunta Paliotti


Dott. A. Paliotti
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