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Messaggio Da Dott. A. Paliotti Dom 08 Feb 2009, 20:06

Questo scritto lo dedico a Eluana.

Che ieri le hanno sospeso nutrimento e liquidi. Si spegnerà in pochi giorni, si dice, ma potrebbero essere anche troppi per un corpo sano che lotta per vivere.
Si sono aperte questioni politiche e dibattiti parlamentari, finanche il Presidente è dovuto intervenire: la lotta per il potere tra le istituzioni oggi si gioca su quell’esile corpo di donna, nutrita come una bimba fino ad oggi, e da anni.

Ma le questioni politiche sono questioni tra vivi. Tra forti. Tra coloro che rossi di lampada, vociano in parlamento e in televisione, nelle cene e nei salotti.

Ad Eluana appartiene invece il silenzio, lo scandire di un tempo lento ritmato da una flebo, un sondino, un prelievo, che diventa un tempo eterno che non ha un prima e un dopo, nemmeno nell’attesa di un qualcuno che, ogni giorno, spero vada ad aprirle le tapparelle di modo che un raggio di sole vada a illuminare i suoi sogni di bella addormentata.

Perché spero a Eluana non le abbiano rubato anche il sole.
Già il padre ben presto le ha rubato la speranza. Sicuro che la figlia non avrebbe mai accettato di vivere in questo modo, ché glielo aveva detto… a 21 anni…

Avevo 27 anni quando Elena si ammalò. Il male la prese nei polmoni, un male annunciato che glielo dicevamo sempre che quaranta sigarette al giorno per i suoi polmoncini erano troppo e non le avrebbe rette.
Piccola di statura. Sono piccola ma ben fatta.. diceva sempre… il suo sorriso irradiava i giorni di lavoro ed era bello sapere che lei c’era.
Era giovane, credo neanche quarant’anni, e finì in pochi mesi. Un iter doloroso: Parigi, il cortisone, non respirava… l’andai a trovare e mi sorprese sempre il suo sorriso, felice di avermi lì da lei… e ancora lei che mi chiedeva dei miei cuccioli…
Scesi da casa sua, per l’ultima volta, con il cuore in mano e mi dissi, e chissà a quanti lo ripetei nello stesso giorno:
Io non farei mai tutto quello che ha fatto lei! Non mi sottoporrei mai a tutte queste torture!
Meglio morire!

Lo dicevo con la convinzione e la forza dei miei ventisette anni!
Perché ancora non sapevo che avrei fatto di più, e di più, e ancor di più…

A trent’anni avevo 5 di emoglobina e mi trascinavano a stento alla terapia che mi manteneva in vita. Al cervello non mi arrivava sangue e quindi povera di ossigeno sentivo la demenza invadermi.
Poi accadde il miracolo: il farmaco. Un farmaco nuovo che mi fece sbalzare l’emoglobina a 10 e piano riprendevo le mie facoltà, e poi ancora la scienza in vent’anni ne ha fatta di strada…
E non è stato facile.. ma ci sono.
Ci sono e ho visto i figli crescere e per nulla al mondo avrei perso il sorriso dei nipoti… che può succedere di tutto ma sempre mi rallegrano il cuore.
E anche io avevo perso la speranza e volevo morire e poi pian piano ho imparato che basta aspettare e le cose accadono, e che se il padreterno decide che ci devi stare… ci devi stare ancora, a soffrire gioire e lottare perché tutto ha un senso, se lui, il caso, il destino, l’ordine naturale delle cose – chiamatelo come vi pare – se “lui” dicevo così ha deciso!

E c’è una parola chiamata speranza, una parola che ho imparato in una stanza d’ospedale quando mi sono accorta che a dispetto di tutto vivevo ancora, e sorridevo e ridevo e mi specchiavo negli occhi dei miei figli bambini, che avevano bisogno di me.

Ecco quel che è mancato ad Eluana e al suo papà: la speranza.
La speranza di chi ci crede e le sussurri all’orecchio frasi e le racconti cose e le imponga la forza e il desiderio di lottare per ritornare a un mondo dove è attesa.
La speranza che un domani qualcuno, un genio, uno scienziato, un extraterrestre, anche tra dieci anni o anche più trovi il mezzo per risvegliare Eluana dal suo sonno non più eterno. E proprio in quell’attimo, nello stesso instante in cui apre gli occhi, già è la vita che s’impone proprio lì in quella stanza, con il sorriso e la gioia di chi le è vicino. E magari sveglia ci racconti dei suoi sogni e della vita che ha vissuto nei suoi mondi sconosciuti.

Ma se nessuno crede, nessuno l’aspetta, lei che motivo ha per tornare a noi, che motivo ha per lasciare il suo mondo di sogni incantati per riprendere a fatica una vita in cui neanche chi l’ama crede più?
Qualcuno ha mai pensato che magari a Eluana è rimasto intatta quell’abilità che sempre mi stupisce, ma che giuro! spesso accade, che penso una cosa e chi mi è vicino la ripete, che definiscono telepatia ma è qualcosa in più, un qualcosa che capta gli umori, le sensazioni, le attese, l’ansia e la gioia di chi, anche se muto, ti è vicino!

E cosa coglie invece Eluana?
La disperazione del padre che da tanti anni non riesce a farla morire.
Ha mai colto la speranza di chi crede, di chi vuole che si svegli?
Questo padre che decide come deve essere una vita, ha idea della gioia di un gelato al cioccolato che può riempire il pomeriggio di una persona in carrozzella?
Dove è scritto che la vita, la qualità della vita, è quella che noi conduciamo? E se esistesse una vita migliore in uno stato di coscienza che non è quello ordinario?
Se non può vivere come si deve allora è meglio che muoia… sostiene il papà, e tanti altri ancora…
Mentre ho visto che la vita ha sempre il suo senso, anche quando si strascina muta e sofferente, ha senso per sé e per chi è vicino, perché c’è tanto da imparare al capezzale di chi a stento respira.
Persone giovani e anziane in uno stato pressoché simile a Eluana, continuano il loro viaggio e nessuno si sogna di non nutrirli più!

E penso a te, cara Eluana, che stai letteralmente morendo di fame e di sete, e ti vedo che ti alzi e dici:
Basta! ora datemi da mangiare! e fatemi ritornare nei miei sogni, molto più belli del vostro mondo senza speranza e senza fede!
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Messaggio Da danila Mar 10 Feb 2009, 09:45

Ieri sera Eluana è morta. Penso che la notizia abbia rattristato tutti anche chi come me non ne poteva più dei tam tam dei telegiornali, giornali e rotocalchi vari.
Si perchè Eluana non è un caso "umano" ma un fenomeno mediatizzato. Un caso politico. Uno scontro istituzionale.
Ma, mi chiedo: si può per legge insegnare a rispettare la vita umana?
Non entro nel merito del caso. Non me la sento di dire se Eluana dovesse vivere ancora oppure no. Non me la sento di indagare a distanza se in quel corpo c'era vita, coscienza o quant'altro. Penso che solo chi era strettamento a contatto con lei possa azzardare delle ipotesi che poi lasciano il tempo che trovano. No, mi rifiuto di stare da una parte o l'altra perchè non sono informata, non ho abbastanza conoscenza. Io, fossi stato il padre di Eluana forse avrei agito diversamente, o forse no. Chi se la sente di giudicare? Ad ogni modo sono pronta a credere che arrivare a quel tipo di decisione non è facile e non senza conseguenze interiori terribili e quindi.... Taccio. Come mi sarebbe piaciuto che anche altri in questi giorni tacessero. Quante parole inutili.
Però il tacere non è un lavarsene le mani. E' la consapevolezza che ci sarebbe altro su cui parlare, tante vite da salvare e di cui nessuno parla, e di cui nessuno è a conoscenza.
Ed allora torno alla domanda di prima: si può per legge insegnare a rispettare la vita umana?
Simone è un bimbo di 11 anni, gravemente affetto da una neuropatologia dalla nascita. Eppure, a detta della mamma, è un bimbo splendido. Gioioso, reattivo. Da anni ormai Simone lotta per la vita. Dentro e fuori dagli ospedali eppure continua a lottare. Ed anche la sua mamma continua a lottare. L'anno scorso lo voleva portare a Milano, in una struttura dov'è stato ricoverato diversi mesi quando era più piccolo. Non l'hanno voluto. Hanno fatto capire che per Simone non potevano fare più nulla.
L'unica alternativa è rimasto il Santobono. Ma anche qua non lo vogliono. La vita di Simone è a rischio. Ha bisogno di strutture con rianimazione e terapia d'urgenza, eppure.... Dà fastidio. Nel reparto dov'era ricoverato fino a giovedì scorso (non so se è ancora là o sono riusciti a buttarlo fuori) non lo vogliono più. Hanno bisogno del letto e Simone... che può più pretendere. Se lo prendesse il reparto di neurologia. Ma lì non hanno posto, si dovrebbe accontentare della barella. Può essere mai possibili tutto questo?
Ed allora Eluana, rispetto la tua vita, ma ai tanti Simone chi ci pensa? Perchè una madre deve essere costretta a lottare tutte le mattine affinchè il suo bambino non venga "sbattuto" fuori dall'ospedale?
Perchè si difende la Vita ma poi si toglie dignità alla Vita stessa?
Al Santobono non esiste neanche un paravento dove possa essere celato Simone nel momento dei suoi bisogni. Il personale infermieristico è diventato duro ed intollerante. Ma dov'è l'umanità? Di cosa stiamo parlando? E se lottiamo tanto per una vita perchè ce ne freghiamo dei ragazzi che vengono sbattuti in guerra? La loro Vita quanto vale? Oppure può essere sacrificata per un interesse superiore (la Patria)?
Ed allora io dico che è tutto relativo, anche una vita umana che ha più o meno importanza a seconda di quanta audience faccia. Che tristezza!
Ciao Eluana che la tua vita ci possa insegnare qualcosa.

Danila

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