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Teresa a Lourdes... il dono di una esperienza emozionante..

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Messaggio Da Dott. A. Paliotti Lun 23 Feb 2009, 22:19

Quando Teresa mi ha raccontato la sua visita a Lourdes mi sono commossa.
Nessuno me l'aveva mai descritta con tanta emozione e intensità.
Ed allora le ho chiesto di scriverla, per condividerla con voi.
Per Teresa non è stato facile, ma l'ha fatto per noi tutti, a penna, in stampatello su un taccuino. E stasera la leggo e la trascrivo stupita e con grande emozione.
Il racconto di Teresa non ha nulla da invidiare a quanti scrivono ogni giorno, per professione.
Eccolo.

"A Settembre del 2008 per la prima volta nella mia vita sono andata a Lourdes.
Avevo un miscuglio di sentimenti nel cuore: fede sicuramente, desiderio di raccomandare lì, in quella grotta, delle persone che amo intensamente e, cosa un po' strana, un senso di timore che provavo all'idea di fare il bagno nelle vasche.
Pensavo ai germi, ai batteri, a tutto quanto lasciavano le migliaia di persone che danni, ogni giorno, si bagnavano in quell'acqua.
Mi dicevo: vado, ma non faccio il bagno.
Parlai di questo mio timore ad una persona che da anni va per volontariato a Lourdes, e lei mi disse con molta convinzione e forza: non puoi decidere, adesso, qua, e comunque se non ti bagni te ne pentirai! Va' e fallo!
Sono partita e in me c'era anche un pizzico di curiosità per un luogo così famoso, visitato da milioni di persone provenienti da tutto il mondo. Tutto sommato pensavo di trovare lo stereotipo del luogo religioso come in fondo lo sono Pompei, Assisi, il Vaticano e così via.
Questo mio pensiero sembrava confermato all'arrivo. Lourdes è divisa in due parti, in modo netto.
La prima è quella di un normale posto visitato da milioni di persone. Quindi alberghi e negozi di souvenir religiosi a morire, ma veramente tanti! Non case, ma solo alberghi e negozi per chilometri e chilometri.
Arrivammo al nostro hotel e dopo le normali operazioni di arrivo, finalmente ci avviammo, come disse il nostro accompagnatore: "A salutare la Madonnina".
Fortunatamente il nostro albergo era vicino alla grotta, una decina di minuti a piedi.
Si arriva così all'altra metà di Lourdes, c'è un recinto di ferro che la racchiude con grandi cancelli di accesso, e... appena entro... Tac! Tutto cambia!

Il piazzale dell'Incoronata, primo centro di accoglienza voluto da Bernadette per i pellegrimi poveri, le maestose basiliche, quella inferiore e quella superiore, l'arco che immette nella zona delle fontane e un po' più in là... la grotta!

C'è qualcosa di diverso, di particolare nell'atmosfera, una sensazione che non so spiegare a parole, ma che... ti entra nel cuore! e che senti di più man mano che ti avvicini alla grotta. Una emozione in crescendo.
Poi la vedi, questa Madonnina bianca che è molto più piccola di quello che si creda vedendola in televisione o nelle fotografie, eppure non c'è niente di eccitante, niente di vistoso, soprattutto niente di bigotto, non c'è chiasso, né il vociare tipico dei posti affollati. Solo silenzio, tanto silenzio. E' come se si sentissero tutti i cuori pregare, e nonostante i tantissimi malati, e quindi dolore e sofferenza, senti e vivi un'atmosfera di pace! Non c'è disperazione. Ed è una delle cose che più mi hanno colpita. Vedi persone malate, tante, a centinaia, ma non ho visto nessuno di loro che avesse sul volto la disperazione.

Quella Madonna che ti fa stare in fila per ore senza stancarti, per avere la "consolazione" di passare la mano sulla parete della grotta, chi come me con la foto delle persone che ami e che raccomandi a Lei, chi con un fazzoletto, chi a mani nude, fino ad arrivare sotto di lei, a pregarla di volerci bene, ad affidare le nostre vite.
Ma la cosa straordinaria è che grardandoti attorno, vedendo i tantissimi malati, quasi ti vergogni di pregare per te e preghi per loro, come se il nostro egoismo umano finisse lì, e ti trovi a pregare per tutti!
Ho provato un senso di condivisione, di comunione con gli altri, con tutte quelle persone sconosciute, come se fossimo un solo popolo, unito.
Questa sensazione è stata fortissima in due occasioni: durante la proicessione serale, dove migliaia e migliaia di persone, ognuno con una piccola luce di candela, e mi sembrava con una sola voce che cantava a Maria; e alla messa internazionale dove diecimila, ventimila o forse più persone di ogni paese, di ingue diverse, di ogni età, partecipava alla celebrazione.

Ad un certo punto, prima dell'inizio sono arrivati i malati.
Ci siamo accorte, un'amica ed io, che c'era una giovane donna, su una carrozzella in prima fila, con accanto dei bambini, forse i figli, istintivamente ci siamo guardate e alla fine della messa ci siamo avvicinate a questa donna e senza dire una parola ci siamo prese per mano. La mia amica l'ha abbracciata, ricordo di averle fatto una carezza, nei nostri occhi c'era il nostro cuore, con il linguaggio muto della umana compassione le abbiamo detto: Che Dio e la Madonna siano con te! Che ti facciano guarire!
Poi ci siamo allontanate con gli occhi pieni di lacrime.

Alle cinque del mattino del terzo giorno di permanenza a Lourdes, ci siamo alzate per andare a fare il bagno.
Sapevamo di dover fare almeno quattro ore di fila prima di accedere alle vasche. Quattro ore e forse più che non si sentono, che scivolano via senza pesare. Si attende pregando e, di volta in volta, si passa avanti di un posto.
Arrivati in prima fila, prima di entrare, la persona che guida la preghiera ti passa il microfono e ogni persona, di ogni paese, nella propria lingua, prega.

Quando toccò a me, mi tremavano le mani e la voce pe ll'emozione, emozione che aumentò a dismisura entrando nella cabina dove c'erano le vasche. Ricordo che tremavo ed ero così impacciata che non riuscivo a spogliarmi, ora non avevo più paura, sentivo solo l'emozione di entrare in quell'acqua, di vivere un momento unico.
Il personale volontario di una gentilezza assoluta, di una dolcezza totale, che ti aiuta a spogliarti, che ti sostiene, che capisce la tua emozione, nel mio caso era una ragazza italiana, dove averti fatto spogliare completamente ti mette addosso una mantellina blu, in attesa del tuo turno che arriva quando si apre una tenda, ed entri finalmente nel reparto delle vasche. Ti tolgono la mantellina e ti mettono addosso un telo strizzato freddo per abituare il tuo corpo al freddo veramente forte dell'acqua in cui stai per entrare.
Ti chiedono se vuoi immergerti completamente o solo camminare nella vasca, con l'acqua che ti arriva fino alla pancia. Scelsi questa soluzione non per paura, ma perché l'acqua era così fredda che sinceramente non pensavo di farcela ad immergemi completamente. Spiegai questa mia scelta alla mia accompagnatrice, lei mi disse con infita dolcezza che potevo fare come volevo, anche bagnare solo il viso, risposi che volevo scendere nella vasca, attraversarla, e raggiungere la piccola statua della Madonna posta sul bordo estremo della vasca, baciarla e tornare indietro come facevano tutti. Così feci con la sensazione e l'emozione che la Madonna fosse in qualche modo più vicina, che mi ascoltasse mentre mentalmente recitavo la mia preghiera a Lei camminando in quell'acqua!
Uscita dalla vasca mi aiutarono a rivestirmi e, ancora una volta, come succede a tutti, ci si riveste bagnati e con gli indumenti che non si attaccano addosso e non si bagnano."

Teresa Chiaro
20 febbraio 2008

(continua)


Ultima modifica di Tina il Lun 02 Mar 2009, 21:04 - modificato 1 volta.
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Teresa a Lourdes... il dono di una esperienza emozionante.. Empty Teresa a Lourdes (seconda parte)

Messaggio Da Dott. A. Paliotti Lun 02 Mar 2009, 21:03

"Un altro momento molto intenso è fare la Via Crucis.
Appena fuori dalla zona recintata c’è una collina abbastanza alta con il viottolo che porta in cima pieno di ciottoli di ardesia. Il territorio qui è pieno di questo materiale così particolare levigato e caldo se lo strofini tra le mani.
Salendo la collina ci sono le stazioni con bellissime statue lignee, e si vedono tanti gruppi salire, pregando ognuno nella sua lingua, con la sua croce, ripercorrendo e ricordando il calvario di Cristo.
La mia fede, piena di domande, mi ha portato molte volte a chiedere a Dio:
- Signore! Fammi accettare senza capire!
A Lourdes ho scoperto chi l’aveva fatto per davvero: Bernadette!
Naturalmente sapevo bene chi era, ma pensavo a lei come una persona senza una grande personalità e spessore.
A Lourdes si visitano e si scoprono i luoghi di Bernadette, dove ha vissuto come ha vissuto, proprio a livello pratico, fisico, vivere con la povertà, la malattia, la fatica con cui è vissuta lei, la rende già grande.
Ho visitato la città della carità, San Pierre, dove attorno a quello che fu un ovile, nella fattoria dove fu mandata a servizio e che è diventata una piccola chiesa, spoglia e semplice, ma dove la spiritualità la tocchi con mano, più meravigliosa di una cattedrale, in questa fattoria, atre chilometri da Lourdes, Bernadette lavorava in casa, la terra, badando ai bambini, e come ultimo compito la sera faceva rientrare il gregge nell’ovile.
Ho poi visitato la casa dove è nata e quella in cui ha vissuto più a lungo “chachot” il carcere, in italiano,dove il comune di Lourdes mandò la famiglia poverissima di Bernadette, e non avendo altri locali, diede loro quello che una volta era il carcere della città, ritenuto “troppo umido” per i detenuti e quindi vuoto.
Solo pensare a questo, alle sofferenze fisiche che una ragazzina fragile e malata dove affrontare.. il chachot si trovava lontanissimo dal bosco dove c’era la grotta, dove lei andava con le sorelle, non per gioco, ma per trovare legna da ardere per la sua casa, attraversando questo bosco dei Pirenei, dove il freddo e l’umidità sono costanti, a piedi, e riportando sulle spalle la legna fino all’altra parte di Lourdes, dove era la sua casa.
Già questo per me è da eroi, ma quello che veramente trovo eroico è la grandezza morale, il coraggio, il cuore che ha avuto nell’accettare “senza capire”, senza averne consapevolezza, un evento immenso, tanto più grande di lei. Un evento che ha amato senza riserve, fino alla fine, senza un attimo di cedimento, accettando tutto, sofferenza, persecuzione, lontananza, rinunciando anche alla speranza di guarire perché la Madonna le aveva detto: sarai felice, non in questa vita, ma solo nell’altra.
E poi l’umiltà immensa che hanno solo le grandi anime, l’umiltà di non esser mai più andata alla grotta per non essere riconosciuta dalle migliaia di pellegrini ch avrebbero voluto vederla. Salutò quel luogo, di nascosto, per l’ultima volta, prima di partire per il convento di clausura di Nevers e farsi suora, lontano trecento chilometri da Lourdes, dove chiese di essere sepolta, dove è ancora. Per umiltà non volle che il suo corpo tornasse e fosse sepolto a Lourdes. “Perché a Lourdes devono andare dalla Madonna, non da me.” Disse.
Un’anima immensa, eroica, che ha accettato un disegno di Dio, ed è questo che ai miei occhi la rende così grande, non per sua scelta, non è stato come per tanti santi, una chiamata, una vocazione, un voglia e un desiderio di cambiare e dedicarsi a Dio, come per San Francesco, Sant’Agostino, Sant’Antonio ed altri.
Lei era solo una ragazzina povera e malata, niente altro, ma che ha saputo testimoniare “senza capire” SOLO PER AMORE.
La fede come pochi.
Quando penso a Lourdes c’è una sua immagine che ho scelto nel mio cuore, tra le tante che ho visto.
Ripercorro mentalmente la grotta, fino ad arrivare sotto la statua della Madonnina posta in alto in una rientranza nella roccia.
Questa immagine è per me l’essenza, il cuore di Lourdes."

Teresa Chiaro
20 febbraio 2009


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