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Quale intervento psicologico per un disabile e la sua famiglia

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Messaggio Da Dott. A. Paliotti Sab 06 Feb 2010, 22:05


Le problematiche di tipo psicologico conseguenti a una grave malattia organica, spesso purtroppo vengono considerate come un inevitabile effetto secondario del problema di base, a cui non si può porre rimedio, sottovalutando gli enormi benefici di un sostegno adeguato.

L'urgenza della patologia, l'attenzione alla cura e una necessaria organizzazione familiare, occupano gran parte del tempo e delle energie e purtroppo spesso, finanche il medico preposto alla cura, sottovaluta la componente psicologica non solo del malato, ma anche di coloro che si prendono cura di lui.

Spesso si sente ripetere:
"E' normale che stia un po' giù di umore ... non sta bene..."
e ai parenti:
"Ci vuole forza, passerà..."

Parole, frasi fatte, pronunciate a scopo consolatorio, e che non sortiscono alcun effetto.
E invece l'intervento psicologico in contesti dove esiste una patologia cronica, può decisamente aiutare sia il paziente che coloro che si prendono cura di lui.

Una malattia altera gli equilibri personali e familiari.
Un paziente, di qualsiasi età, anche se si tratta di un omone grande e grosso, prova innanzi tutto una grande paura di fronte a una malattia che non riesce a comprendere e a gestire e, nella sua richiesta di aiuto, regredisce psicologicamente quasi a livelli infantili.
E' un processo naturale ed inevitabile che va compreso e sostenuto nella sua essenza.

D'altra parte però i familiari che si trovano ad assumersi un carico oneroso per la gestione di una malattia grave, sono lacerati da un conflitto interiore riguardante l'accudimento quotidiano, il reperimento dei farmaci, le telefonate al medico, l'organizzazione di casa e la responsabilità della ricerca disperata di trovare la giusta soluzione, il giusto medico che dia la giusta cura, e una stanchezza infinita, una difficoltà ad adattarsi a nuovi ritmi e a nuove modalità relazionali.

Era di pochi giorni una trasmissione terribile in cui, senza rispetto, veniva mostrato, nella sua intimità, un ragazzo disabile grave, e peggio ancora lo sfinimento dei parenti, lasciati soli dalle istituzioni, che asserivano che il ragazzo aveva chiesto l'eutanasia. E che loro erano d'accordo. Perché? Perché la madre anziana non aveva più la forza per accudire il figlio.

Un caso estremo certo, ma indicativo di come certe problematiche vadano affrontate sotto vari aspetti.
Il ragazzo in questione, avendo bisogno di assistenza continua, non avrebbe dovuto restare in famiglia, ma sarebbe stato preferibile per lui un ricovero in una struttura adeguata. Si sarebbe sentito maggiormente accudito e soprattutto con professionalità.

E si sarebbe giovato di un sostegno psicologico.
Perché accettare una malattia invalidante non è facile. Così come non è facile essere colui che si prende cura di una persona malata.
Sia ben chiaro che l'intervento psicologico non è di tipo consolatorio - come a volte si sente ripetere: ma che mi può dire che non so già? - ma è un intervento costruttivo di un percorso di comprensione e di accettazione.

Perché le dinamiche consapevoli e inconsce, nell'affrontare una malattia, possono essere moltissime, così come le modalità relazionali tra familiari possono creare situazioni paradossali dove, attraverso la malattia e l'accudimento, si esprimono malesseri e disagi che le persone si portano dietro da tempo.
Identificare quindi tali percorsi mentali e relazionali disturbati e scioglierne le problematicità, aiuta a rendere un ambiente più sereno e dove lo spazio per la cura viene a essere vissuto per quello che è senza alcun altro tipo di complicazione psico-affettiva-relazionale.

Va ricordato che la mente e il corpo non sono due entità distinte, ma rappresentano entrambi parti di un tutt'uno in costante relazione tra di loro. Per cui uno stato di agitazione o di depressione psichica non farà altro che peggiorare l'aspetto fisico contribuendo ad aumentare i tempi della cura, e a peggiorare la qualità della vita del paziente e di coloro che si prendono cura di lui.

Dott.ssa Assunta Paliotti



Vedi anche:
Vivere con un bambino disabile. Spunti di riflessione. (dott.ssa Di Giovanni)
Il bambino con fratello malato (dott. Di Giovanni)
Fratelli speciali (dott. Bertocchi)
Dott. A. Paliotti
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