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Il Rilassamento nei disturbi d'ansia e psicosomatici

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Il Rilassamento nei disturbi d'ansia e psicosomatici Empty Il Rilassamento nei disturbi d'ansia e psicosomatici

Messaggio Da Dott. A. Paliotti Ven 25 Set 2009, 08:04



Oggi sono in tanti che avvertono l'esigenza di rilassarsi.
Perché oramai si sa che alcune condizioni, sia esterne che interne all'individuo, determinano degli stati di tensione che a lungo andare possono sfociare in veri e propri malanni.
Con i tempi accelerati e i ritmi lavorativi sempre più pressanti, diviene sempre più frequente ascoltare lamentele di chi, solo a fatica, riesce a conciliare lavoro ed esigenze familiari. E in più, problemi correlati di traffico, spostamenti, e inquinamento, ne accentuano la stanchezza e una sensazione di perenne insoddisfazione.
Al di là delle considerazioni di carattere sociale, che magari troveranno spazio in altra sede, occorre porre l'attenzione sull'individuo, e sul disagio psicofisico che deriva da tale modalità di esistenza.
Ma uno stato perenne di tensione può anche essere la conseguenza di problematiche psicologiche e insicurezze personali, oppure del trovarsi in una situazione esistenziale particolarmente difficile e ansiogena, o anche la conseguenza di patologie organiche croniche.
La tensione si struttura anche a causa di uno stato di perenne preoccupazione.

Per tali motivi quindi è abbastanza frequente incontrare qualcuno che si dichiara stressato oppure si lamenta di un problema definito "psicosomatico". Chi non ha mai detto: ho un mal di testa, o di stomaco, perché sono teso, stanco, stressato?
Ma il paradosso si verifica quando, a una diagnosi fai da te: è un "fatto nervoso": o del medico: è un disturbo psicosomatico; o dello psicologo: è una conversione somatica dell'ansia, ci si tranquillizza, poiché erroneamente si ritiene che un dolore "nervoso" equivale a nessun dolore.
Ma non è così.
Un problema psicosomatico è già un problema funzionale, nel senso che una funzione, quale ad esempio può essere una peristalsi (movimenti involontari autonomi) risulta alterata nella sua funzionalità.
E, a lungo andare, un problema funzionale può degenerare in una malattia organica.

Cercherò di essere più chiara.
Il nostro corpo, anche in stato di quiete, è un insieme dinamico, nel senso che al suo interno avvengono una infinità di processi che si svolgono naturalmente ad un certo ritmo e con una determinata frequenza.
Prendiamo ad esempio il cuore, nella condizione ottimale batte con un determinato tono e una frequenza che oscilla in un dato intervallo di battiti al minuto. Entrambi, tono e frequenza, ne garantiscono la regolarità della funzione.
Ma se l'organismo, per un motivo qualsiasi, altera il suo stato di quiete, ne conseguono altrettante alterazioni del ritmo e dell'intensità del tono che sono sempre da considerarsi naturali se si verificano per un tempo definito (ad esempio ritmo e tono cardiaci aumentano durante la corsa) poi però, dopo un certo tempo, legato a fattori soggettivi, la persona avverte la stanchezza, e quindi l'esigenza di riposo.
A questo punto, però, se il riposo non è sufficiente a compensare l'alterazione ecco che, a lungo andare, l'individuo va sotto stress e, nel persistere e consolidare lo stato di alterazione, vengono a definirsi dei problemi funzionali.
Nell'esempio del cuore, si verifica un battito costantemente su di tono con un ritmo più frequente e un incremento della pressione sanguigna.
Quando ci si trova in questo stato, basterebbe ripristinare il normale alternare di attività e riposo per ripristinare il normale equilibrio funzionale dell'organismo.
Ma se non si ascolta il proprio corpo, e quindi la propria esigenza di riposo, l'alterazione del tono cardiaco e della pressione del sangue rimangono alterati, strutturando la disfunzione a tal punto da determinare un danno fisico che può coinvolgere vasi, valvole e il muscolo cardiaco.

Inoltre è bene sottolineare che una anomalia di una parte del corpo o di un organo, necessariamente si ripercuote anche sugli altri organi con cui vi sono delle connessioni muscolari, di vasi e umorali.

Uno stato cronico di tensione provoca inoltre una diminuzione della lucidità e della concentrazione necessaria per portare a termine un lavoro, un progetto, o trovare una soluzione alle proprie problematiche. Per cui, chi non si riposa ritenendo di non poter interrompere il proprio lavoro, non solo provoca danni a se stesso, ma compromette anche la qualità del proprio operato.

In parole povere uno stato di tensione continua determina una situazione di stress per la totalità dell'organismo che è causa di malesseri infiniti, che vanno da uno stato di stanchezza cronica a disturbi psicosomatici, a veri e propri danni organici.

A questo punto è chiaro che, imparare a rilassarsi, quando si conduce una vita stressante o in presenza di stati emotivi che accelerano il normale funzionamento del nostro organismo, diviene imperativo.
Per cui allo stesso modo in cui ci occupiamo del nostro benessere, andando in palestra, dal parrucchiere o a correre, dovremo dedicare del tempo al rilassamento.

Le tecniche per imparare a rilassarsi sono varie ed è opportuno che ognuno scelga quella che più gli è congeniale.
Anche andare a correre e in palestra aiuta a scaricare l'ansia, ma non risolve i problemi di base.

Tra i tanti, il metodo che preferisco, e che assicura notevoli risultati è il Training Autogeno.
Dott. Assunta Paliotti
Dott. A. Paliotti
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